LionViper king
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Anche una breve visita al centro storico di Locorotondo è sufficiente per comprendere perché la cittadina pugliese sia stata ammessa a far parte del club “I borghi più belli d’Italia”, voluto dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale dei piccoli centri. “U Curdùnne” (questo il nome di Locorotondo nel locale dialetto) merita sicuramente un riconoscimento così prestigioso non tanto, forse, per la presenza di monumenti particolarmente significativi sotto l’aspetto architettonico o storico, quanto per l’insieme ben curato delle piccole vie disposte a cerchio intorno alla Chiesa Madre, per il bianco delle case che domina sopra ogni altro colore e per la grazia ordinata con cui si presenta al visitatore. Colpisce innanzitutto un particolare delle abitazioni: gli inconsueti tetti aguzzi (le “cummerse”) che ricoprono pressoché tutte le case del centro storico, creando una curiosa somiglianza con le abitazioni del nord Europa. Si può iniziare la visita della città dalla piazza Vittorio Emanuele II, dove sono ancora visibili i resti di una delle porte di accesso alla città quando esistevano ancora le mura. Di fronte alla piazza si accede alla Villa comunale, intitolata a Giuseppe Garibaldi, ricavata a metà Ottocento dalla sistemazione a giardino pubblico di una collinetta anticamente denominata Mondezzaio dei tre Olmi. La Villa, oltre che un gradevole luogo per incontri e passeggiate, è anche una magnifica terrazza panoramica sulla Valle d’Itria. Proseguendo da piazza Vittorio Emanuele II per via Antonio Bruno si giunge di fronte al vecchio palazzo municipale, attualmente adibito a biblioteca civica. Costruito agli inizi del Settecento, l’edificio è sovrastato da una piccola torre, eretta ai primi dell’Ottocento per collocarvi l’orologio proveniente dal campanile dell’antica Chiesa Madre. A fianco della biblioteca civica sorge lo splendido palazzo Morelli. Sulla magnifica facciata barocca, del primo Settecento, risaltano le elaborate lavorazioni del portale e delle ringhiere in ferro battuto dei balconi. Si aggira l’edificio della biblioteca e si giunge alla Chiesa Madre, monumentale edificio, dedicato a S. Giorgio martire (patrono della città), eretto tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento sull’area dove già in passato erano sorte chiese, sempre dedicate a san Giorgio, successivamente demolite per far posto alle nuove costruzioni. L’aspetto dell’edificio è sicuramente grandioso e ben merita l’appellativo di Chiesa Madre con cui è chiamato dai locali. L’interno si presenta in stile barocco, in quanto gran parte delle decorazioni provengono dalla precedente chiesa, così come parte dei quadri ed alcuni affreschi. Alla sinistra della Chiesa Madre si trova la chiesa dell’Annunziata costruita anch’essa ai primi dell’Ottocento sul luogo di un precedente edificio sacro del Seicento. L’attuale edificio ingloba nella parte posteriore alcune mura che sono tutto ciò che resta dell’antico Ospedale costruito alla metà del Cinquecento. La chiesa più importante di Locorotondo, tuttavia, si trova al limite della cinta circolare che delimita il centro storico: la chiesa della Madonna della Greca, sicuramente antecedente al Cinquecento, anche se la data di costruzione rimane incerta. L’edificio si presenta su tre navate, con colonne ricche di ornamenti diversi, dai fiori agli animali ai volti umani, e con una grande varietà di opere scultoree, in particolare uno splendido bassorilievo della Deposizione nel Sepolcro. Percorrendo la via Nardelli, che completa il perimetro circolare del centro storico e che i locali ironicamente chiamano il “Lungomare”, si ritorna alla Villa comunale. In una città che fa parte dei “Borghi più belli d’Italia” ci si aspetta che la tradizione gastronomica sia all’altezza della bellezza del posto. Anche sotto questo aspetto Locorotondo non delude affatto. Da provare assolutamente le focacce ripiene alla cipolla e la pasta con il sugo di baccalà o con i ceci.