Roberto Sciarrone
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copre una superficie di circa 430 mq.
Passaggi di proprietà
: Barbarigo-Loredan-Rezzonico - Pindemonte-Rezzonico - Padri Mechitaristi di San Lazzaro in Venezia - ora Comune di Noventa.
Caratteristiche architettoniche
La facciata anteriore
La Villa Barbarigo si sviluppa in altezza per quattro piani. Quello terreno, quasi uno zoccolo ideale interrotto solo dalle due scale del pronao, sostiene il piano nobile, destinato alla vita pubblica, e il secondo piano, riservato a quella privata.Alla sommità, l'abbaino. Nelle ali un colonnato tuscanico ritma il piano nobile e sostiene il secondo, a sua volta scandito da quattro finestre cui fanno da contrappunto, nell'ultimo piano, tre finestre a rettangolo.
Il corpo centrale si presenta compatto in tutto il suo sviluppo verticale. La loggia, tuscanica sotto e ionica sopra, è coronata da un frontone.
La facciata posteriore.
I tre corpi di fabbrica che sporgono dal prospetto posteriore, quello centrale occupato dalle scale che collegano i vari piani, e quelli laterali dai servizi, risalgono alla fine dell'Ottocento. Anche in origine la tromba delle scale si trovava al centro, ma non ne conosciamo struttura e volume.
I fianchi.
I fianchi, di ridotta profondità, fanno pensare, per la asimmetrica distribuzione delle aperture, a tempi diversi di esecuzione. Il pronao fu probabilmente aggiunto in un momento successivo.
Le barchesse.
Le barchesse, ritmate dalle robuste colonne tuscaniche che reggono la trabeazione, appaiono opera di un architetto esperto e sicuro. Molto probabilmente ospitavano le abitazioni dei dipendenti della tenuta.
Le torri-colombare.
A nord, un basso fabbricato oggi scomparso, attestato in un disegno del 1622, collegava le due torri-colombare.
Il vastissimo ciclo di affreschi, in origine esteso per 430 mq., è riconducibile a un ben preciso programma iconografico tendente a celebrare le glorie e i fasti della famiglia Barbarigo. Questa funzione appare particolarmente evidente nel piano nobile, destinato a funzioni di rappresentanza. Qui, nella sala a crociera che si apre sull'ingresso, appaiono, racchiusi tra finte colonne sotto il soffitto in legno con travi dipinte, episodi di guerra, eroiche imprese, sanguinose battaglie che ebbero i Barbarigo quali protagonisti.
Nelle sale minori, oltre alla rappresentazione di vicende militari troviamo figure allegoriche celebranti la Pace, l'Abbondanza, la Sapienza, lo splendore del Nome, la fama, la Fortuna; in due sale che da essi prendono nome, si trovano i ritratti dei Dogi Marco e Agostino Barbarigo.
Gli affreschi della saletta a sinistra dell'ingresso sono stati attribuiti ad Antonio Vassillacchi detto l'Aliense, quelli della sala a destra ad Antonio Foler, esecutore, assieme a collaboratori dell'Aliense, di quasi tutti gli affreschi della sala crociata di ingresso.
Gli affreschi del secondo piano esprimono un gusto ricco di reminiscenze classiche, evidente nella riproposizione di alcuni tra i più celebri miti greci, quali Venere e Adone, Perseo e Andromeda, il Giudizio di Paride, Diana e Attone.
Il salone, che conserva lo splendido pavimento originale in cotto, racchiude a meridione, nella ideale, trama architettonica che scandisce le pareti, due possenti figure che rappresentano Atena e Marte, attribuite, al pari della scena raffigurante Apollo e le Ninfe, a Luca Ferrari da Reggio. Scoperti e restaurati fra il 1955 e il 1957, gli affreschi risultano danneggiati da interventi ottocenteschi.